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SMART WORKING

Se è vero che all’inizio lo smart working poteva essere un’opportunità sia per i lavoratori che per le aziende, è altrettanto vero la realtà è ben diversa in molti casi.A volte sembra che si voglia  semplificare la discussione con frasi  tipo “lo smart-working potrebbeessere la soluzione anche per il futuro “, “ più vicino alla famiglia si riescono a gestire meglio le problematiche, come ad esempio i figli” , “abbiamo notato in poche settimane più produttività da parte dei lavoratori”.

Molteplici sono le riflessioni fatte un po’ da tutti, lavoratori e datori di lavoro, se non che questo paradiso idilliaco sembra poi sfumare quando, passati 60 giorni in casa, si iniziano a rompere gli equilibri tra marito e moglie, o tra coinquilini, e i problemi vengono amplificati quando ci sono figli piccoli da gestire che sono iperattivi e si abituano ad avere la tua attenzione continua.

Vogliamo parlare delle conferenze on-line, interrotte a metà per la linea che va e viene, uno interrompe l’altro, si parla tutti insieme?  Gestire le telefonate quando uno parla da una stanza e l’altro nell’altra, o mentre i figli fanno lezione online?Per non parlare del fatto che lo smart-working porta a lavorare anche tutti i giorni senza orario e senza limiti.Quante volte mi è capitato di inviare una mail a un fornitore di domenica e ricevere poco dopo una telefonata, o gestire messaggi su whatsapp di clienti il giorno di Pasqua.Le situazioni di emergenza si gestiscono sempre, ma le amplificazioni e lo stravolgimento che ci ha portato  il covid-19, dove ci porterà?Vogliamo davvero dare il potere ad un virus di cambiare radicalmente la nostra vita ?

Sono certa che qualcosa cambierà,  è inevitabile, questo nemico invisibile ci ha messo in ginocchio, e di conseguenza per sopravvivere, dobbiamo adeguarci e risollevarci. La situazione è alquanto drammatica, è inutile creare illusioni, ma sono anche certa che prima o poi tutto questo finirà. La mia domanda, a parte il danno economico, sicuramente di primaria importanza, resta: quanto impatterà psicologicamente questo periodo su ognuno di noi? Quanto a lungo ne porteremo le cicatrici?

Ho posto questa domanda alla dottoressa Chiara Morini che oltre alla libera professione gestisce il suo blog trattando svariati argomenti, uno tra questi il covid-19. Il coronavirus è entrato nelle nostre case senza chiedere il permesso con tutta l’arroganza di un nemico invisibile e, per questo, ancora più pericoloso.Ha risvegliato il timore del contagio e dell’infezione.Ci ha obbligato a cambiare radicalmente abitudini limitando le nostre uscite, la nostra libertà di movimento ed espressiva, tenendoci lontano dai nostri cari. Siamo rimasti scioccati e increduli.Abbiamo dovuto imparare nuovi modi di comunicare, “collegarci” con gli altri, lavorare, studiare, intrattenerci.E’ certo che l’impatto è forte e sarà duraturo.Il tempo di ripresa dipende in parte da noi, come sempre. Da come elaboriamo la ferita e quindi ripartiamo. Non c’è vera ripartenza se si scappa dalla sofferenza. In psicologia è stato definito come il paradosso della sofferenza: se faccio di tutto per fuggire da quello che provo va a finire che soffro di più che se avessi accettato di stare in quell’emozioni. Quindi stare a non scappare, solo così poi si riparte! Con rinnovata fiducia e speranza, fieri della cicatrici che non indicano solo il taglio ma anche la guarigione.

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Made in Italy

Mangify nasce per dare valore alle piccole imprese che producono prodotti italiani al 100%, e non solo nasce per dare spazio a quelle piccole attività che hanno bisogno di visibilità, perchè normalmente  non hanno nè il tempo e nemmeno l’organico per poter essere ancora più presenti  nel mercato italiano se non quello locale.

La vita dei piccoli imprenditori è legata spesso da una passione per il prodotto, e nel tramandare di generazione in generazione il segreto per produrre un prodotto d’eccellenza.

Il bello delle piccole aziende è proprio questo, rafforzare le radici dell’azienda tramite le generazioni, continuando la tradizione a volte  avvalendosi delle nuove tecnologie senza stravolgere le ricette originali, arricchendo il panorama dei prodotti italiani.

Scriverei pagine intere continuando a esaltare i prodotti italiani, perché quando hai un progetto in testa, e lo devi realizzare, le vere fondamenta sono la sicurezza di ciò che vuoi e non vuoi, a prescindere da quello che pensano gli altri.

“Non sei nessuno”, ”ma tanto c’è Amazon”, “io su internet non compero”, ma quando l’idea è buona, e hai la  forza per poter argomentare la scelta e spiegare il prodotto, quello che dicono gli altri per te non conta.

Mangify è nata un anno fa, di strada ne abbiamo da fare veramente tanta, a piccoli passi ci prendiamo i nostri spazi, e cerchiamo ogni giorno di far valere le nostre idee e i nostri valori.

Ora, nel mezzo di questa pandemia da COVID-19 dove l’economia del paese è in bilico, c’è bisogno di chiarezza.

Non ci sono dubbi: le aziende devono tornare a lavorare, e i nostri prodotti devono continuare ad essere presenti anche all’estero, portare avanti la filiera del  made in Italy è importante perché crea credibilità negli altri paesi, e soprattutto possibilità di  business per tutta la filiera coinvolta.

Ma veniamo al punto: come mai solo adesso tra radio, televisione, social, non si fa altro sostenere fortemente quasi in tono perentorio  “comprate il made in italy”,  “non dimenticatevi delle aziende italiane“, per non parlare della politica e di tutti gli incentivi che solo ora saltano fuori, per lo meno narrati, per aiutare le aziende italiane comprando il made in Italy.

Non ci sono dubbi  che il Made in Italy vada valorizzato, ma non perché è arrivato il COVID-19 e l’economia italiana è in crisi , ma perché a prescindere dalla pandemia noi produciamo prodotti di qualità a 360 gradi, ed è per questo che siamo conosciuti anche all’estero.

Mangify  è un anno che dice acquistate prodotti italiani, e nel suo piccolo da spazio e valore a ogni azienda. Le aziende c’erano anche prima del COVID-19, non sono nate adesso, e da sempre producono seguendo regole igienico-sanitarie ferree e alti standard qualitativi, scegliendo con cura le materie prime a volte anche a scapito del prezzo concorrenziale di competitor stranieri.

Spero vivamente che questo Virus abbia portato un po’ di consapevolezza in tutti noi, un pochino di più di apertura mentale, per capire che a volte quello che abbiamo in casa va protetto e valorizzato.

Quindi noi di Mangify diremo sempre acquista il made in Italy, acquista prodotti di piccoli imprenditori, e torna ad acquistare nelle piccole botteghe.

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Pistacchio : moda passeggera, o eccellenza duratura ?

Non c’è dubbio il motivo per cui mi sono spinta a fare questo articolo e a fare delle ricerche sul pistacchio è solo il mio profondo amore per questo frutto. La mia non è il seguire una moda, ma è una vera dipendenza fin da piccola partendo dalla merenda con gelato: il pistacchio era il mio gusto preferito.

Con il tempo poi uno cresce e inizia ad affinare le esigenze la bustina di pistacchi per una merenda, la granella di pistacchio nei primi piatti, il pesto di pistacchio nei secondi piatti usato al posto della maionese, e nei panini mordi e fuggi , la crema spalmabile nelle brioches, sono ormai presenza costante.

Senza ombra di dubbio non solo a casa mia iniziava ad entrare questo frutto in ogni sua essenza, ma nelle case di tanti italiani diventando sotto tanti punti di vista, un prodotto leader nel settore food e dolciario.

In Italia quello più conosciuto è quello di Bronte coltivato nelle pendici dell’Etna, nella nostra bella Sicilia, riconosciuto anche come prodotto DOP (Denominazione di origine protetta). Attenzione però: per essere sicuri che sia veramente di Bronte bisogna controllare l’etichetta: se c’è la dicitura “Pistacchio Verde di Bronte DOP “ andiamo sul sicuro. La presenza del Pistacchio di Bronte sminuisce però un’altra regione che produce dell’ottimo pistacchio in Italia, ovvero Stigliano in Basilicata. Qui la produzione ha un inizio molto più recente, risale agli anni 90, ma questo non vuol dire che non sia di ottima qualità.

Ho voluto approfondire per capire se fosse moda oppure un’ eccellenza duratura, difficile prevedere, negli anni ho visto costruire dei veri e propri business dietro a realtà che poi col tempo sono sparite, perchè nel mercato arrivano sempre idee nuove, quindi solo il tempo ci racconterà cosa succederà a questo incredibile frutto.

Nelle mie ricerche ho appurato che di recente il pistacchio è diventato una vera e propria icona del food.

Dai gelati alle creme spalmabili, passando per dolci, drink e persino piatti salati,  ma è davvero una moda passeggera o il pistacchio si sta consolidando come uno dei gusti preferiti da molti ?

Inutile negare che il pistacchio sia ai vertici delle classifiche nel panorama gastronomico e che sia oggi un prodotto di punta per molte aziende, diventando così il prodotto “civetta“. Mi piace però sottolineare che i consumatori sono esigenti e si accorgono molto velocemente se li stai ingannando, perchè a volte il troppo business può far cadere una stella.

Come ogni cosa che raggiunge  popolarità,  il rischio è che si abusi del pistacchio. Non tutti i prodotti al pistacchio contengono infatti una quantità significativa del frutto, e spesso aromi artificiali ne alterano il gusto. Questo potrebbe portare a una saturazione del mercato, allontanando i consumatori più attenti.

Una cosa però va detta: nonostante la paura del trend passeggero, il pistacchio ha conquistato tutto il mondo inserendosi in ricette tradizionali, grazie alla sua versatilità in ogni piatto, dall’antipasto ai primi piatti, secondi piatti di carne e pesce, diventando un leader in assoluto nei dolci, senza dimenticare che è ricco di proprietà benefiche, come vitamine, minerali e grassi sani.

Un gusto destinato a restare? Assolutamente si, oggi vive di popolarità, ma il suo successo è radicato in qualità reali, con un sapore unico, una storia antica e una capacità di adattarsi in ogni contesto. Mi piace pensare che rimarrà nel tempo e che continuerà ad essere un’eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo.

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Prodotto artiginale cosa significa

Mi sono chiesta spesso come mai la parola artigianale fosse così usata nel mondo del food & beverage: ogni cosa che riguarda il cibo è artigianale. Anche io nel mio disco vendita inserisco la parola artigianale in ogni mia frase, con lo scopo di dare valore aggiunto a quel prodotto che sto vendendo. Soprattutto se ho pochi minuti per convincere il cliente che quel prodotto vale la pena di essere acquistato.

Partiamo dal presupposto che, se decido di vendere un prodotto, la prima ad essere convinta sono io, perché il prodotto l’ho studiato, ho contatti diretti con l’azienda che mi ha raccontato la sua storia, la sua filosofia, come il prodotto viene concepito e prodotto o e solo dopo l’assaggio se mi piace, lo inserisco nel mio catalogo.

Quando si ha un’azienda come la mia, l’approccio con il cliente è delicato, primo perchè hai prodotti di medio/alta qualità, poi perchè la concorrenza è come un falco in attesa della sua preda, infine il servizio e i tempi di consegna sono fondamentali.

Per questo per me è fondamentale far capire al cliente in quei tre minuti che il mio prodotto vale, ma soprattutto è artigianale.

Ma cosa vuol dire artigianale davvero?

Secondo me, è la parola che racchiude il significato di qualità, fatto a mano, genuino, fatto con ricette tradizionali, prodotto con ingredienti di qualità, prodotto a mano, prodotto da micro aziende, insomma in una parola racchiudo tanti spunti per il cliente, per potersi fidare del prodotto che gli sto proponendo.

Ma perchè adesso tutto è artigianale, ma poi sarà veramente artigianale?

Ho deciso quindi di fare ricerche piu’ approfondite sull’argomento per capire cosa potesse sfuggirmi.

Come pensavo la parola artigianale significa prodotto a mano senza aiuto di macchinari, produzione limitata, prodotto unico a volte simile ma non identico all’altro simile, aggiungendo le mie osservazioni fatte sopra.

In Italia pero’ nel mondo del food & beverage non essendoci una vera classificazione, si è liberi di dare a quello che si produce la denominazione  artigianale in maniera approssimativa.

Per questo la parola artigianale spopola ovunque senza nemmeno dare una  vera classificazione, perdendo secondo me un pò il valore di quello che realmente di buono e veramente artigianale c’è, e rendendo il consumatore diffidente. Sarà davvero artigianale come dicono?

I produttori italiani si battono tanto per far conoscere il prodotto made in Italy, e sul far riconoscere che l’Italia vanta veramente delle eccellenze, talvolta pero’ usando a sproposito una parola che secondo me potrebbe dare veramente quel punto in più ai nostri prodotti.

Mi piacerebbe che queste mie righe fossero uno spunto di riflessione  per imprenditori italiani a voler essere riconosciuti veramente come produttori artigianali, e non come una parola messa ovunque nelle insegne di ogni attività commerciale per attirare l’attenzione o vendere di più.

Una cosa volevo dirla però, se in Italia non c’è una vera identificazione per il food, sappiate invece che l’unico prodotto in Italia definibile veramente artigianale è la birra, a patto che non superi i 200.000 ettolitri di produzione annua e che sia non pastorizzata ne filtrata.

Spero queste parole vi aiutino a riflettere e a essere più critici e osservatori su quello che mangiamo, aspetto le vostre riflessioni e commenti.

 

Buona Lettura

 

 

 

 

 

 

 

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Ricetta del pane fatto in casa

I miei genitori erano fornai per questo in casa pane, pizza e focaccia non mancavano mai. Per noi era un antipasto, una merenda e sempre presente nei nostri pasti, insomma il carboidrato che non poteva mancare. Chiusa l’attività dei miei genitori  per me è stata veramente  dura mangiare il pane fatto da altri fornai, trovavo sempre difetti, non è cotto abbastanza, sa troppo di lievito, il pane buono come faceva mio padre non esiste più.

Sicuramente il mio giudizio è sempre stato di parte, però una cosa è sicura, mio padre mi ha insegnato a osservare e a capire se un prodotto è veramente fatto come si deve. A mio giudizio personale a volte ci vuole veramente poco per fare un prodotto di qualità. Questo a volte mi fa veramente rabbia, perchè in un prodotto come il pane si fa tanta speculazione.

La qualità della farina è fondamentale, è importante sapere anche quante proteine contiene, per fare il pane è importante che sia almeno di 11g (per kg), da 11g a 15g vanno bene: questo è importante perché l’impasto diventi elastico. Importante è la lievitazione, dare i giusti tempi porta a una digeribilità del prodotto maggiore. Da non sottovalutare la cottura, che dà al pane leggerezza, sapore e croccantezza e che lo rende sfizioso per qualsiasi uso.

Ho chiesto la ricetta per fare un 1kg di pane a mio padre, seguitela passo passo e fatemi sapere com’è andata.

Ricetta per 1kg di pane

1 kg di farina meglio se 500g + 500g non ha importanza se “0” o “00” ma che siano di marche differenti (controllare se la farina contiene almeno 11gr di proteine per kg)

Formare sulla spianatoia con un terzo della farina una fontana dove aggiungere i seguenti ingredienti:

25gr di lievito di birra sciolto in poca acqua tiepida

aggiungere 500gr di acqua fredda

2/3 cucchiai di olio Evo

20gr di sale fino

 Procedura:

Formare un impasto grossolano  che dovrà essere aggiustato con un pò di farina (la rimanenza del terzo che era stata messa da parte). Con poca acqua per volta mescolare con forza fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico.

Per capire se l’impasto è giusto immergere le dita della mano nell’impasto: se togliendo la mano ti rimangono le dita sporche di pasta il tuo impasto è pronto.

Coprire e infarinare l’impasto con un canovaccio o con una pellicola e lasciare lievitare per 2/3 ore: è pronto quando raddoppia.

Ora sei pronto a dare la forma al tuo pane come più ti piace e dopo questa procedura sei pronto per infornare.

180/190 gradi forno ventilato per 25/35 minuti: controlla sempre perché i tempi di cottura dipendono dalla grandezza del pane e ogni forno è differente.

 

 

 

 

 

 

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Crackers senza Glutine Glutine

Alessia e Sara sono le nostre tester per i prodotti gluten free, abbiamo scelto loro perchè  Alessia è celiaca e Sara è  gluten sensitive e intollerante a molti alimenti, un ottimo binomio per confrontarsi su parametri di gusto del prodotto e qualità e rispondere alla fatidica domanda : compreresti questo prodotto.

Devo dire che Sara e Alessia hanno preso proprio a cuore questa richiesta di Mangify, ma per noi il parare esterno e soprattutto quello del  consumatore è di vitale importanza, si sono messe subito nel ruolo di giudice senza tante esitazioni, alcuni pareri  positivi, alcuni tra il si e il no, alcuni proprio no.

In questi giorni abbiamo fatto assaggiare i Cracker senza glutine tre gusti classico, pizza , e rosmarino, nessuna esitazione nel dare giudizi e pareri, di media il prodotto piace, hanno ricevuto volti alti dal sette all’otto, li hanno assaggiati facendo aperitivi e degustando un lambrusco spumante della zona di Parma e un sangiovese cabernet della zona delle Marche.   Anche se hanno preso voti alti, le osservazioni sono dettagliate e sono ben misurate,  i preferiti di Alessia sono quelli gusto pizza, perchè sono gustosi e uno tira l’altro, ottimi per gli aperitivi o come spezza fame, mentre gli altri le sono piaciuti, ma ne mangerebbe  due o tre perchè poi dopo un pò il gusto stanca. Per Sara ha prevalso quello con rosmarino, ideali per aperitivo in compagnia,  meglio se accompagnato da salsine . Ora rimane solo da chiedere acquistereste questi prodotti ? In totale sicurezza mi dicono di si, pagheresti il prodotto €.1,80 ? Anche questa risposta è positiva. Il test quindi ha soddisfatto in pieno le aspettative, e quindi sarà uno dei prossimi prodotti a catalogo.

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Risotto con Asparagi

Ricetta per due persone :

180 gr Riso Carnaroli

1 mazzo di Asparagi Bio

500ml di acqua degli asparagi cotti da versare piano piano

Olio Extra Vergine di Oliva Biologico  a crudo

preparazione 45/50 minuti

Una ricetta tutta da preparare con calma, sicuramente non durante la settimana ma magari la domenica quando si ha tempo da dedicare alla cucina.

Ho  voluto dare molto valore all’asparago, quindi ho usato un mazzo di asparagi anche se per due persone è anche troppo.

Ho tagliato la parte più dura del gambo e buttata , poi ho messo in una pentola piena d’acqua il rimanente gambo tagliato a pezzetti piccoli , lasciando  la parte alta dell’asparago fuori, ho fatto bollire i pezzetti di asparago , e nel frattempo ho messo un pò di olio nella pentola e buttato il riso con il rimanete dell’asparago che ho tagliato a pezzetti un pò grossi. Avevo la mia brocca d’acqua da parte che mano mano aggiungo acqua senza mai farlo asciugare.

Una volta pronti i pezzettini di asparago, li ho scolati ma ho tenuto l’acqua e messa in una brocca che ho utilizzato da aggiungere al risotto. Una volta scolati i pezzettini di asparagi, li ho messi nel frullatore con un pò di sale rosa, e un filo d’olio creando una bella crema, che ho utilizzato per guarnire il piatto e aggiunto mano mano nella pentola insieme al riso e le punte di asparago, ho aggiunto poi la crema in una piccola ciotolina a parte in modo da aggiungere ancora più asparago ad ogni boccone.

L’asparago non è stomachevole, ha un profumo e un sapore che si intenso al punto giusto, anche se viene usato in quantità esagerate come ho fatto io.

Le sue proprietà sono conosciute come un ottimo diuretico naturale, ma è anche ricco di fibre e di acido folico, di aminoacidi, e privo di colesterolo, ricco di vitamine A, B,C, fosforo e calcio, insomma un vero toccasana di sapori intensi e infiniti benefici.

 

 

 

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I nostri tester

Nel nostro shop mancano diversi prodotti, ma non sempre si riesce a trovare l’azienda che che  sposa la filosofia di Mangify, non solo non è così scontato  superare i parametri  dei nostri tester.

Come sceglie le Aziende Mangify ?

Prima di tutto non è così semplice trovare aziende a gestione famigliare, che non sono in grande distribuzione, e che hanno l’obbiettivo di crescita,  mantenendo  alta la qualità. Il nostro obbiettivo è quello di cercare un prodotto made in Italy al 100%, soprattutto di creare mercato continuativo senza stravolgere l’operato di queste piccole realtà.

Se hanno i parametri di cui Mangify ha bisogno allora possiamo entrare in sinergia, creando una stretta collaborazione diventando una piccola famiglia, se l’azienda però durante il percorso abbraccia altre strade,  e stravolge le ricette  diminuendo la qualità e perdendo l’artigianalità del prodotto, allora esce dalla nostra piattaforma.

Creare un legame  continuativo e duraturo con le aziende è un compito molto difficile, come quello di creare una rete di tester esterni alla nostra piattaforma,che possano dare giudizi obbiettivi e concreti sulle scelte che noi facciamo.

Ma chi sono i nostri tester ? Ad un anno di distanza abbiamo cercato  diverse figure esterne, ma seppur professionisti, non abbiamo mai avuto un grado di soddisfazione tanto da poter continuare la collaborazione. Avere un parere esterno era quello che a noi serviva per avere un parere sul prodotto,  ci  abbiamo pensato tanto, ma la soluzione più logica secondo noi era contattare i consumatori finali, ancora meglio se nostri clienti ?

Alla fine abbiamo fatto la cosa migliore, abbiamo trovato tester , preziosi, con palati fini e molto esigenti, e vi anticipo già che sono molto severi.

Se anche tu vuoi diventare un tester dei nostri prodotti contattaci al 3207235196.

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Risotto con zucchine

Ricetta per due persone :

180GR di riso Carnaroli

2 zucchine biologiche media pezzatura

olio extra vergine di Oliva Biologico

Parmigiano Reggiano 30 mesi

Tempo di preparazione 30 minuti

Tagliare le zucchine a pezzettini piccoli piccoli nel frattempo mettere in una pentola il riso visto i tempi di cottura con un bicchiere d’acqua abbondante e un filo d’olio da far prendere un pò di sapore fruttato dell’olio, aggiungere mano mano acqua in modo da non far attaccare il riso. In alternativa si può preparare a parte un brodo vegetale fatto con verdure fresche o utilizzare un dado vegetale. Per quanto mi riguarda non lo faccio perchè per me sporca il sapore dei riso e delle zucchine, quindi preferisco il sapore naturale di quello che cucino. A metà cottura buttiamo le zucchine , e continuiamo  la cottura fino al punto che più vi piace se al dente o cotto al punto giusto, e finiamo di mantecare con un pò di parmigiano reggiano da 30 mesi a piacere.

Sul finale mettiamo il nostro riso in una ciotolina circa tre minuti e la mettiamo sul nostro piatto, tolto la nostra ciotolina abbiamo una bella bomba leggera di zucchine.

I nostri piatti sono leggeri veloci e facili da preparare  rigorosamente Bio, ottimi per pranzi che non devono appesantire per continuare in una sana sazietà.

Le zucchine è un ortaggio ricco di vitamine e sali minerali,  e con pochissime calorie pari all’anguria, quindi quale pausa pranzo migliore ?

 

 

 

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FUSILLI CON MELANZANE

Ricetta per due persone :

80gr di Fusilli al farro

80gr Fusilli grano duro

2 Melanzane Biologiche pezzatura media

1  da 100gr di sugo datterino  Bio

Olio Biologico  ( ne abbiamo utilizzato in cottura per le melanzane, e a freddo sulla pasta) quantità a piacere si consiglia di non esagerare perchè il sapore dell’olio rischia di coprire il sapore dell’intero piatto.

Molto semplice da preparare bisogna solo far coincidere le due cotture visto che si utilizza due tipi di pasta che hanno due cotture diverse, basta semplicemente buttare prima la basta di farro, i tempi inseriti nella confezione calzano a pennello per il nostro intento. A parte abbiamo tagliato le melanzane a pezzettini, mettendoli sulla pentola con un bicchiere d’acqua e un pò d’olio. Fateli rosolare bene, cotti si ma non troppo anche perch sul finale vanno fatte saltare con la pasta per creare un piatto omogeneo.

Un piatto semplice e veloce e leggero, ottimo per l’estate, grazie alla melanzana che oltre ad essere ipocalorica,  è una fonte di fibre, proteine, zuccheri, grassi, ricco di beta-Cartotene, magnesio Calcio,  vitamine, aminoacidi.

Cosa chiedere di più?